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Save Humanism and Human World - by Ajith Rohan J.T.F.

Towards a Complementary Humanism    Common Objective   "Save humanity and the human world." By "human world," we refer t...

Wednesday, 2 December 2009

Zero e pensiero dinamico – (Appunti per filosofia teoretica 01) by Ajith Rohan J.T.F., Rome

Rome at night 2012

Ajith Rohan J.T.F.


Zero e pensiero dinamico – (Appunti 01)

Premessa

L’obiettivo principale di questa ricerca è  capire brevemente da cosa e come nasce il concetto matematico-linguistico “zero” e la sua presenza, in varie forme, in diverse culture del mondo.  In questo modo seguiamo i tratti tecnici dell’invenzione dello zero. Questo processo è accompagnato dalla critica filosofica e argomenteremo per comprendere questa creazione del concetto di zero così com’è stato influenzato a livello “Socio-Politico-Economico-Culturale” (SPEC). Inoltre,riguardo allo zero, siamo convinti della sua natura congenita e della sua inevitabilità, cioè di uno “spazio vuoto individuato” e rappresentato da un concetto ed eventualmente da un simbolo per la comunicazione e per qualsiasi espressione perfetta (numerica o linguistica) umana (cfr. Ajith Rohan J.T.F., La Retorica ed Ermeneutica come discipline complementari per la ricerca della verità in Aristotele e in Gadamer, 2008 Roma). In questo modo noi proviamo ulteriormente la nostra teoria della conoscenza basata sulla definizione dell’uomo: avente logos.

Questa necessità probabilmente è stata individuata materialmente e oggettivamente da parte di quel (quale?)popolo del continente Indiano, in quanto già avevano un pensiero raffinato filosofico-religioso pratico che a sua volta facilitava una tale invenzione. Inoltre, la lingua antica Sanskrito forniva già un termine che ha facilitato il comunicare questo concetto senza difficoltà nella vicissitudine della vita quotidiana. Il termine era “sunya” (vuoto e assenza – che genera una sensazione uguale a zero). Inizialmente tutti questi termini avevano un senso religioso. Ciò non vuol dire che escludendo attributi religiosi noi non possiamo trattare il concetto di zero. D’altra parte il senso religioso era solo lo sfondo culturale e civile con cui a loro volta abbellivano i concetti e la vita pratica in generale (dei, demoni, spiriti, bene, male, paradiso, inferno ecc). Questo fatto dello sfondo relativo delle epoche è presente in tutte le culture e civiltà del mondo. Ora noi lo dobbiamo comprendere senza attributi particolari in quanto semplice ed autentico possibile.

Alcuni fatti storici rilevanti

Il primo impero persiano fondato da Ciro il Grande è stato il più grande impero che copriva l’area geografica e culturale dalla valle dell’Indo all’Europa (550-330 a. c.). Questo impero ha collegato tutte le culture all’epoca in diversi modi: libertà di circolazione, fedi, culture, strade ecc. Inoltre, durante il periodo che si chiama Pax Persica, ha liberalizzato oltre alla strada regale che connetteva occidente all’India, la circolazione delle idee sociali, filosofie e culture e relative tecnologie. In questo modo prima della nascita di Siddhartha Gautama da Atene fino a valle d’Indo si conoscevano e si scambiavano non solo merci ma le idee e le culture. Gli esiliati greci, ebrei, e altre persone in questo impero, sono stati ben accolti. Secondo i fatti storici l’impero Achemenide persiano è stato il primo multinazionale e multi culturale. (cfr. Warwick Ball, Towards One World, Ancient Persia and the West, London, 2010, p 22-23). Secondo Ball, Anassimandro, Ecateo, Ippodamo, Pitagora, Anassagora, Ippocrate, Erodoto ed Eraclito  sono nati o vissuti sotto l’impero Persiano in Asia Minore (cfr. ibidem, p. 39). Inoltre quando nacque Siddhartha Gautama nel 480 a. c. i soldati Indiani del regno di Gandhara stavano facendo guerra a150 miglia da Atene per conto dell’impero Persiano (Stephen BatchelorA Buddhist Voice for Europe, EBU AGM, 2010). Tutti questi fatti riportati qui provano i legami diretti tra Occidente e Oriente prima della nascita di Siddhartha Gautama.

Alessandro di Macedonia e legami culturali


Questo legame poi venne ristabilito da Alessandro di Macedonia (356-323 a.c.) con più dinamica. Alessandro durante i suoi viaggi ha portato i filosofi interessati. Uno di questi è stato Pirrone di Elide (360-275 a.c.) che poi divenne il fondatore della prima scuola dello scetticismo in Occidente. Pirrone ha adottato uno strumento di argomentazione diversa da quella abituale, quindi la logica Chatuskoti, ossia la logica cha ha usato Siddhartha Gautama. Ciò significa,come affermano vari filosofi, dopo Alessandro di Macedonia le relazioni accademiche e culturali cominciavano a ricrescere. Quando venne Alessandro in India nella zona dell’ attuale Pakistan c’era la famosa università Takshila ove si insegnava la dottrina di Siddhartha Gautama e c’era anche il famoso economista Kautilya.  Questi fatti sono verificabili anche a livello archeologico. In oltre il testo che si chiama le Domande di Milinda (Milinda Panha) è un'altra prova materiale di questo legame tra Grecia e Indo-Grecia.    

D’altra parte dopo Alessandro di Macedonia la politica dell’impero è stata cambiata e l’India viene unificata sotto l’Impero di ChandraGupta (321-297 a. c.). Alla fine sotto l’imperatore Ashoka (304-232 a. c.) l’impero è stato portato al suo massimo splendore con la filosofia di Siddhartha Gautama e dopo di lui ha inizio la sua decadenza. Così in India, dopo l’imperatore Ashoka, il buddhismo viene abbandonato. L'India è stata gradualmente ripristinata ai principi pre-ariani e post-ariani o Vedica (base dei 4 Veda).In questo modo noi possiamo comprendere perché e come il monaco Nagarjuna (150-250 d. c.) è riuscito a pensare con una logica diversa e creare un concetto che trasforma tutta la matematica del mondo.  

Alcuni concetti importanti per la ricerca

Significato del termine sunyatha

Il termine nominativo “sunyatha” (शून्य) indica il «non essere, la non esistenza, ciò che non ha forma, ciò che è presente come non essere, assente, nulla. [in questo modo] gli scienziati indiani decisero che il termine “sunyatha” era perfettamente adatto, da un punto di vista sia filosofico, sia matematico (calcolo), a esprimere la nozione di assenza di uno degli elementi costitutivi del numero di volta in volta unità, decina, centinaia ecc»[1]. Sunyatha non significa “vuoto” ma  qualcosa d’indefinito. Com’è un “insieme vuoto”. D’altra parte questo termine ha una storia filosofica e religiosa in India. Il simbolo che rappresenta lo zero è un cerchio vuoto; anticamente rappresentava anche «cielo, spazio, atmosfera o firmamento». C’erano quattro rappresentazioni dello zero in India: «vuoto-spazio (sunya-kha), vuoto-circonferenza (sunya-chakra) zero-punto (sunya-bindu) [ed in fine] vuoto-numero (sunya-samkhya)»[2].

Von Neumann dice che i numeri: « could be bootstrapped out of the empty set by the operations of the mind». La mente umana è capace di osservare questi «insiemi vuoti» e così anche un altro «insieme vuoto» e così via. La base di qualsiasi partenza di un qualsiasi pensiero umano è lo stesso “insieme vuoto”. In questo modo un insieme vuoto non è più vuoto ma è un «“non-cosa”» ossia la “cosalità” mentale (cfr. A. Rohan 2008, Roma). Ora, questa conoscenza pratica la applichiamo al nostro modo di comprendere numeri partendo da zero o finire con lo zero (0 1,2,3,4,5,6,7,8,9, o al contrario); cioè, consideriamo che “Sunyatha” sia un insieme vuoto che a sua volta diventa una «“non cosa”» (cosalità) dopo aver attribuito il senso numerico di assenza come mediale o operatore (posizionale). In questo modo comprendiamo il legame tra il numero vuoto, insieme vuoto, “cosalità” e pensiero.  

Il problema della logica e comprensioni diverse

Il monaco buddhista Nagarjuna ha usato due logiche: quello chatuskoti e il sillogismo aristotelico. La logica di Buddha ha 4 possibilità (chatuskoti) ossia procede con quattro passaggi: per esempio, vero (p); falso (-p); ambe e due vero (p) e falso (-p); né vero (p) nemmeno falso (-p); (cioè tutto è possibile con una alternativa a scelta). Questa è la logica che il filosofo Pirrone di Elide (360-275 a.c.) ha usato per la sua scuola filosofica. Ciò vuol dire che la logica con quattro possibilità è stata usata da Siddhartha Gautama, nell’università di Takshila e da altri seguaci della filosofia di Siddhartha Gautama. Da questa logica “strana” scaturisce un “insieme vuoto” ossia “sunyatha”(cfr. Amir D. Aczel, Finding Zero, p. 40-41). Come Democrito tramite la massima di Pirrone “nulla di più” deduce che se c’è un vuoto significa che esiste “un vuoto”, Parmenide direbbe: se c’è un vuoto non può essere nulla, noi affermiamo che così nasce il senso della “cosalità ” da qui (da cui?)(concetto di catalisis della nostra teoria della conoscenza del 2008) l’idea del movimento di Democrito può procedere per continuo. Allora, in questo modo, possiamo comprendere che dalla logica Chatuskoti nasce la percezione fondamentale di un “insieme vuoto [3]”.  
Ora, comprendiamo la logica aristotelica; cioè, A=B; B=C; dunque A=C. La causalità conseguenziale del sillogismo Aristotelico facilita la creazione di un concetto funzionale come lo zero in senso matematico(In senso linguistico “sunya” significa già vuoto o si può dire zero esistente). Innanzi tutto dobbiamo comprendere il funzionamento della logica di Aristotele. Essa è la base utile per la meccanica. Da questa logica possiamo escludere l’inutile da qualsiasi procedura logica per completare un qualsiasi prodotto relativo. In questo modo, un “insieme vuoto” che nasce dalla logica chatuskoti può essere definito come lo zero escludendo tutte le altre possibilità.                    

Lo zero e ontologia

Alla fine sembra che tutto ciò nasce da un gioco della mente. Se è così, questo gioco della mente è lo sfondo catalitico dell’essere nel mondo. Da questo punto di vista prima sparisce il mondo dei numeri ideali platonici e poi riapre la possibilità effettiva delle attività della  mente per un mondo della comunicazione-relazionale. In questo modo la mente nella sua forma naturale continua a permettere assolutamente di vedere e  definire ciò che un individuo desidera vedere[4]. Ora possiamo comprendere dove sta l’energia originale e la capacità di creare i numeri senza riferimento agli oggetti.  È una facoltà dinamica e congenita della mente propria dell’uomo.  A questo punto bisogna precisare che le basi di calcolo come per esempio 2, 10, 20, 60 ecc. sono le capacità individuali e culturali, perciò sono relative e rilevanti relativamente al pensiero culturale. In altre parole, la base fondamentale è la percezione congenita di “insieme vuoto”.

Ora partendo da ciò che abbiamo visto (“vedere” secondo la nostra filosofia significa esaminare in modo dialettico e analitico) fino adesso si può affermare che vi è un legame inevitabile tra questa dinamica di base, cioè di percezione di un “insieme vuoto” e l’ontologia che a sua volta afferma l’esistenza di base, cioè la “presenza vuota” (essere in quanto essere e non dei fenomeni particolari). Ciò vuol dire che essere in quanto essere è uguale alla percezione dell’“insieme vuoto”; in altre parole è uguale allo zero, alla sunyatha, al nulla, al punto che non ha le parti, al parallelo cha ha lunghezza ma non ha larghezza ecc. Questo legame tra un “insieme vuoto” e “presenza vuota” designa un’autentica ontologia del pensiero.     

 Il monaco buddhista Nagarjuna e il concetto di “sunyatha”

Nagarjuna (150 a.c. – 100 d. c.) nella sua reinterpretazione sistematica della dottrina di Buddha, che si trova espressa nella sua opera principale Madhamakakarikas, probabilmente, non per un errore ma consapevolmente, individua il “Sunyatha” come qualcosa che si può riconoscere come “essere in trasformazione”. È una percezione raffinata, giusta e giustificabile. Come qualsiasi pensiero, parola e atto hanno conseguenze processuali (processi dialettiche e logiche per continuum) anche questa percezione del monaco Nagarjuna aveva portato a conseguenze tragiche. La più significativo è quella di scissione dell’insegnamento di Siddhartha Gautama in due scuole: Hinayana e Mahayana. Credo che il monaco Nagarjuna non fosse consapevole di questa conseguenza. Comunque, Nagarjuna sostiene che la presenza della materia sia come l’energia che nasce e che dura "un attimo" (in lingua Sanskrito “kshena”), come la frazione elementare possibile di un pensiero. È necessariamente pensabile con un’immagine “insieme vuoto” e pensabile con “presenza vuota”.  

D’altra parte, dal punto di vista del nostro monaco Nagarjuna questa modalità rende integrabile alla logica del suo maestro Siddhartha Gautama  quella Aristotelica che era già presente nel suo tempo in India. Così la causalità è un fattore consequenziale dei momenti che accompagnano uno che nasce dopo, vale a dire se A è la causa di B, dunque, se c’è B, ci sono le regole e gli effetti dell’esperienza dell’A in B (A=B, B=C dunque A=C). Perciò, noi affermiamo che il monaco Buddhista Nagarjuna sotto lo studio della logica Aristotelica ha ideato precisamente lo zero e lo ha diffuso tra gli intellettuali dell’India.      

L’esistenza e lo spazio-tempo 

Abbiamo visto che le cose appaiono solo "un attimo" e cambiano subito e poi vi è un legame tra l’essere e causalità. In altre parole in tutto ciò che cambia, muta e si muove vi è qualcosa di riconoscibile come “cosa che sta trasformando” cioè un “insieme vuoto” oppure la “presenza vuota” che viene determinata da concetti di qualità e quantità. Questo è il movimento di cui ha parlato Democrito sulla massima del filosofo Pirro. Il movimento è legato alla dinamica delle cose (movimento, mutamento, cambiamento). È la nostra percezione possibile del mondo. Questo si può comprendere per analogia con la pellicola cinematografica: ogni fotogramma è un telaio logico. Nel movimento un fotogramma si muove secondo il ritardo normale della percezione visiva di 1/10 alla velocità di 19 fotogrammi al secondo. Così noi percepiamo la dinamica del mondo a modo nostro esattamente. Al di fuori di quella percezione noi non possiamo parlare, proprio come ha detto Wittgenstein: su ciò di cui non si può parlare si deve tacere(Wittgenstein, Tractatus Logico Philosophicus 1922).  

Dal punto di vista della logica Aristotelica, quando Buddha afferma che non vi è nessun fenomeno eterno sottintende che le cose finite esistono. Così i fenomeni esistono negli attimi di tempo concernenti la nostra esperienza. In questo modo, il monaco Nagarjuna ha evitato il nichilismo esistenziale. Questo è un fatto importante anche riguardo all’insegnamento di Siddhartha Gautama: sunyatha non è una forma di nichilismo ma è il modo giusto di comprendere l’esistenza. Tutto ciò che esiste non solo è definibile come semplice apparenza ma anche come modo di essere quindi non è ignorabile. Allora, tutto ciò che esiste relativamente al proprio essere, comunica e relaziona col mondo. È la possibilità di essere. Così la dottrina di Buddha viene riaffermata con una dialettica diversa. In questo modo si può comprendere l’insegnamento di Siddhartha Gautama in due modi: come un’etica che riafferma la vita contemplativa e come un piano più produttivo e innovativo dal cui pensiero scaturisce lo sviluppo della materia[5].

Suggerimenti   


Abbiamo visto l’importanza dello sfondo logico del pensiero. Secondo la nostra teoria della conoscenza la logica “chatuskoti” e la “aristotelica” sono complementari. Esse fanno parte dei nostri ragionamenti critici e creativi. Noi siamo entusiasti nel raccomandare l’approfondimento della logica chatuskoti che è presente nel dialogo tra Monaco Buddhista Nagasena e il re Indo-Greco Menandro I Soter (155-130 a.c.)[6]. Leggendo questo testo uno può comprendere senza difficoltà cosa sia la logica chatuskoti e la sua utilità. In modo specifico noi siamo convinti della sua validità per comprendere e interpretare il comportamento del quantum ossia la fisica quantistica. Inoltre se analizziamo bene le domande e lo sfondo della logica chatuskoti nell’argomentazione di questo dialogo, si può capire il non senso dei concetti linguistici. Noi non raccomandiamo a nessuno di essere seguaci di nulla ma bisogna sapere raccogliere il nesso logico che a noi serve togliendo tutto ciò che è di culturale e fantastico.            


[1] Ouaknin Marc-Alain, Mystères des chiffres, Editions Assouline, trad. Ita. Atlante, Bologna 2005, P. 75.

[2] Ouaknin Marc-Alain, Mystères des chiffres, Editions Assouline, trad. Ita. Atlante, Bologna 2005, Pp. 77-78.

[3] Facoltà insiemistica è una delle capacità fondamentali della nostra percezione secondo la nostra. Questo è fondamentale per comprendere il concetto di logos.
[4] In parte questa è ciò che afferma la fisica quantistica. Secondo la nostra teoria della conoscenza la logica chatuskoti è lo strumento utile per la fisica quantistica.
[5] A me sembra di interpretare Aristotele; cioè, Lo stagirita dice che la realtà è perfetta ma perfezionabile. Quindi, bisogna “vedere” con la forza creativa.
[6] Ci sono diverse traduzioni in lingua italiana e diversi studi fatti dagli studenti e studiosi italiani su questo libro. I testi sono disponibili su internet gratuitamente.




Sunday, 29 November 2009

IL PENSIERO DELL’Asia MERIDIONALE

Ajith Rohan JTF
 

DISCORSO SCRITTO PER LA “TAVOLA ROTONDA” ACCADEMIA DELLE SCIENZE UMANE E SOCIALI (A.S.U.S.) ROME - ITALY

 


INDICE

PREFAZIONE.. 4

INTRODUZIONE.. 8




Se il nostro tempo si può definire come l’epoca del dialogo e del riconoscimento, altrettanto vero- simile è se diciamo che questo è un altro rinascimento, non in un area geografica limitata, ma nell’intero mondo. Da questo punto di vista, questa tavola rotonda è un ottimo contributo per la conoscenza e per la costruzione di una mentalità nuova, possibilmente flessibile, accogliente e necessariamente rispettosa della libertà e della “dignità della diversità”: (riteniamo il fattore diverso inviolabile e indiscutibile: noi nasciamo e moriamo da soggetti dissimili pur riconoscendo e condividendo un mondo comune). Non intendiamo un neo- rinascimento che abbia bisogno di ritornare ad un tempo migliore rispetto al nostro, per attingere ai valori, ai modi e alle conoscenze, ma come propone la tavola rotonda, è necessario rivalutare ciò che abbiamo vissuto per poi riuscire a reinterpretare i principi universali con un etica di riconoscimento e di rispetto. Questo rinascimento non scaturisce come una reazione al potere di qualcuno, di qualche paese o di continente ma, ciascun soggetto, gruppo, comunità, paese e continente prendono coscienza del cammino fatto nei corsi della propria storia, non come un individuo isolato, ma come i soggetti in relazione, nel riconoscimento e nel rispetto di coloro che hanno contribuito ad arricchire le proprie esperienze di vita. In questo modo possiamo evitare la discontinuità della propria storia connessa alle altre culture. In questo processo bisogna dare la precedenza al riconoscimento dei propri punti forti e deboli e sul piano SPEC (socio-politico-economico-culturale) riconoscere come si è collaborato o dominato con le strategie nascoste di altre culture e religioni; vale a dire, questo rinascimento consiste in un esame fatto seriamente e severamente. Noi non possiamo dimenticare nulla e non abbiamo bisogno di un ritorno a un tempo come accadde nel rinascimento in Italia. Noi intendiamo con questo “rinascimento globale” a favorire un’autocritica che dà possibilità poi di uscire dal proprio mondo verso uno universale per confrontarsi, valutarsi reciprocamente, in vista del riconoscimento dei propri pregi e difetti insieme agli altri per ricostruire un mondo più umano. In quest’epoca, queste discussioni, dibattiti, incontri dovrebbero essere piattaforme per formare un mondo che non ripete gli stessi errori, come le guerre, le strategie nascoste per sfruttare altre nazioni, le dominazioni sul piano SPEC, ma aiutarsi a vicenda per superare le difficoltà insieme agli altri.
Proprio per la sua diversità in tutti gli effetti, l’India ci porta un numero maggiore di laureati in un anno, e allo stesso tempo di analfabetismo. Ora l’Asia è diventata la produttrice della maggior parte degli intellettuali nel mondo. In Asia c’è uno spazio ampio per la stampa, e si è la possibilità di avere informazioni di qualità E liberamente. D’altra parte vi è un controllo dell’uso dell’internet, come in Sri Lanka e in Cina. Secondo la nostra diretta conoscenza di ciò che controlla il governo dello Sri Lanka riguardo a internet, ci risulta che essa interessa l’etica comune del paese; vale a dire, il governo filtra, gli immagini e non lascia entrare i siti pornografici. Anche se l’Europa pretende, di essere molto libera, essa è sempre limitata e controllata in tutti gli effetti (per esempio le telefonate effettuate sono registrate e riascoltate per una terminologia specifica). D’altra parte, per quanto concerne la correttezza e la corrispondenza delle notizie, rispetto alla stampa Italiana, che funziona per accordi tra i giornali, riscontriamo più libertà di espressione e possiamo trovare organismi di qualità, per esempio, The Economist, Times, Newsweek, News Magazine, Far Eastern Economic Review, Asiaweek, India Today, Frontline e altre riviste della formazione e della ricerca ecc. ci sono molto più informazioni a livello nazionale e internazionale. Invece noi vediamo che in Europa persiste il pericolo della circolazione delle notizie controllate, accordate tra i giornali e le agenzie che le manipolano. Per poter essere democratici, e vivere secondo un’etica del riconoscimento e del rispetto della libertà, necessariamente bisogna superare L’attuale “gatekeeping” delle notizie altrimenti, prima o poi, l’Europa e gli Stati Uniti d’America e altri paesi di filo occidentale, rischiano di essere provinciali. Ora non mancano le prime segnalazioni di questi pericoli, per esempio: nessuna delle università Italiane è entrata nella classificazione internazionale delle migliori università nella lista di primi cento. Gli studenti di USA che studiano in Italia (religiosi e laici) hanno un concetto di un impero degli Stati Uniti d’America. Hanno avuto una formazione rigidamente controllata e limitata di informazioni. Sanno solo ciò che l’autorità ha raccomandato. Noi personalmente abbiamo l’esperienza diretta di una scuola di USA situata a Roma, che segue tutti libri di testi americani. Cioè, questi testi partendo dal testo di religione per arrivare alle scienze naturali, storia e matematica sono quasi la stessa cosa, vale a dire, contengono la catechesi americana. Gli studenti di questa scuola in lingua inglese, sono di diverse nazioni, culture e religioni, ma tutti devono imparare e seguire solo questi testi e la religione cristiana. Forse questo è la democrazia, la libertà, l’etica del riconoscimento e rispetto che parla degli USA?
Noi ci limiteremo all’Asia meridionale in generale e trattiamo in modo particolare lo Sri Lanka, ad hoc per il nostro lavoro. Noi sappiamo che l’Asia occupa un terzo del mondo geografico. In Asia vive anche 60% di tutta l’umanità. L’India, per esempio ha più abitanti di tutta l’Africa e di tutta l’America Latina. La nostra esperienza diretta della religione della cultura è questa: religione e cultura sono legate ,sono in parte necessariamente complementari e d’altra parte inseparabili. La vita spirituale è elemento indispensabile alla conoscenza non solo dell’Asia meridionale ma di tutto il continente. Anche se nei paesi socialisti come Cina, Vietnam, Corea del Nord, Cambogia e Myanmar hanno soffocato la religione a forza di resistenza al partito unico e totalitario (anche questo fattore non deriva direttamente da questi paesi ma da Karl Marx e dalle idee e delle strategie distruttive e dominanti politiche dei colonizzatori occidentali), in generale, in Asia non è possibile trattare l’uomo e i popoli ignorando le religioni che loro praticano. Vale a dire, senza la religione che praticano i popoli dell’Asia, noi non possiamo trattare l’identità nazionale ed etnica, o di SPEC. Infine bisogna affermare che le culture e le religioni hanno uno sfondo catalitico comune in Asia meridionale, cioè, “l’arte di vedere”, ossia “Darshana”. Il “Darshana” a sua volta assorbe anche ciò che si definisce in occidente come “filosofia”. Ciò vuol dire, anche se quest’ultima fa parte dell’insieme, Darshana non si limita come in occidente solo come “amore per il sapere”, ma per lei tutta l’esistenza umana dovrebbe galleggiare su di essa. Senza “Darshana”, non si può raggiungere nulla.
Scrivendo queste parole riguardo l’Asia cosa cerchiamo di affermare, negare, o indifferentemente lasciare andare? Forse raccogliamo le informazioni per colpirla e dominarla? Forse vogliamo costruire un mondo di pace che dialoga e lavora per un mondo comune rispettando la sua costituzione naturale della diversità? Come ci ha chiarito gli intenti della “tavola rotonda”, «Occidente, culture e religioni:ospitarsi, ascoltarsi nel ‘villaggio globale’». Ora sappiamo che tra noi vi è un atmosfera che fa dimenticare quelle irritazioni che distruggono la pace e il dialogo sincero tra le persone, di culture e di fedi diverse. Quindi, esotismi forzati, culturalismi riduttivi e superficiali, strategie politiche e economiche nascoste, nazismi, pregiudizi, arroganze culturali, imperialismo nascosto o limitarsi alle pedanterie degli accademici frustrati e i pensieri trascurati che appiattiscono tutto a poche righe indifferentemente alla situazione ma considerando solo il guadagno proprio.
L’illuminismo Europeo ha in parte determinato la fine del potere temporale ed un effetto particolare sulla spiritualità, in generale della chiesa nella parte occidentale e nelle colonie nord nordamericane, e poi negli Stati Uniti d’America. Queste culture hanno cominciato a muoversi stimolate dal pensiero illuminista verso un pensiero razionale e scientista, che come gli autori di questa corrente di pensiero credevano e affermavano, dirada le nebbie dell’ignoranza dello spirito umano garantendo una vita migliore e illuminata. Tutto ciò chiaramente è legata alle reazioni contro la politica, intesa come potere e autorità della chiesa (potere temporale spirituale). L’immediato risultato era di separarsi completamente dalla Chiesa, quindi, dalla fede cattolica. Possiamo dire chiaramente che, questo non avvenne in sud dell’Asia, per esempio, dopo Buddha, che è illuminato e, come Egli stesso ha detto, che è l’essere, l’uomo che ha raggiunto il massimo livello di vita felice in questa vita, quindi il “Nirvana”. Questo status di “Nirvana” è una forma di affermazione dell’importanza dell’esistenza dignitosa sulla terra proprio perché, Essa non è una dimensione che un essere umano dovrà sperare al di là, dopo la morte, ma che essa è qui, hic et nunc.
D’altra parte, possiamo affermare che da nessun movimento filosofico, religioso, spirituale o da rivoluzione politica, economica, sociale e culturale, non avvenne alcuna separazione dalla vita religiosa in generale in Asia meridionale. Invece possiamo dire, che, c’è stata sempre un’ affermazione del valore della vita spirituale e religiosa , mentre la parte che riguarda il potere assoluto e temporale dei sacerdoti e di altri personaggi è stato diffidato, e loro dovevano riformarsi e adeguarsi alle nuove prese di coscienza dei loro seguaci, in generale ai nuovi schemi pratici. Questi principi non sono stati mutati nemmeno dalle invasioni musulmane che distruggono i monasteri e delle grandi università dei buddisti e infine accelerano il ripiegamento su se stessa, quindi,il ritorno al pensiero Vedica. Questo piegamento poi diventa uno dei punti importanti per formare la “religione hindu”.
Credo che sia opportuno far notare un fatto sul piano comparativo: mentre noi possiamo vedere chiaramente l’Asia come un insieme di culture che hanno dato la nascita a maggior parte delle Grandi religioni del mondo, l’Europa ha presentato sul piano strategico e conoscitivo i sistemi politici come, democrazia, repubblicanesimo, diversi idealismi (es. anarchismo, cosmopolitismo, femminismo, liberalismo, marxismo, fondamentalismo, socialismo), dittatura, conservatorismo, nazionalismo, federalismo, totalitarismo, paternalismo, welfare e così via. In questo modo ha contribuito anche con le guerre calde e fredde tra nazioni e continenti. Ha inoltre, utilizzando il proprio potere economico e politico, originato le armi di distruzione, tenendo presente gli errori commessi contro i propri simili, proposto anche un documento dei “diritti umani” però senza tener conto delle altre nazioni, culture, religioni e civiltà che hanno esercitato da più di due mila anni ciò che hanno ricavato dai propri errori (non diciamo crimini) soprattutto durante la riformazione degli Stati Uniti d’America. Secondo il nostro avviso, per esempio, la libertà di pensiero per la prima volta nella storia umana è stata insegnata, praticata e valorizzata da Buddha. Fino ad ora nessuno ha mai trattato il soggetto umano in quanto uomo libero e degno di rispetto e riconoscimento. Questo tipo di insegnamento che rispetta e valorizza l’uomo in quanto uomo, noi in occidente, in questi dibattiti, incontri e nelle pubblicazioni, cerchiamo di trasmettere e di realizzare. Tutto ciò segnala la mancanza dei dialoghi sinceri e un confronto.
Ribadiamo ora ciò che abbiamo detto nella prefazione: per un rinascimento mondiale abbiamo bisogno del dialogo con tutti ove si riconoscono i valori nuovi, che a loro volta aprono gli orizzonti nuovi e allargano la visione del mondo. Dobbiamo però dare il merito a chi lo deve. In questo modo solo possiamo costruire una comunità internazionale che rispetta la democrazia, cioè la sovranità delle nazioni che non rischia con l’idealismo che scaturisce soprattutto dalla paura di essere minacciato dagli altri, vale a dire,che esso è una forma di chiusura che non apre all’auto- critica. Come pensavano in Europa per esempio su ciò che ha detto John Rawls in A Theory of Justice (1971) per quanto concerne la libertà e l’uguaglianza come una minaccia alla comunità, è in parte una posizione errata. Secondo il nostro avviso la libertà e l’ uguaglianza non sussistono senza uno sfondo comune che le danno la possibilità di esistere nella vita quotidiana. Per esempio, per qualcuno l’Europa sembrerebbe un continente non cristiano, ma in realtà la cultura di base è necessariamente costituita dalla reinterpretazione dell’impero decaduto da parte della religione cattolica e non potrà essere mai qualcosa d’altro. L’Europa sarà sempre sulla base del pensiero : greco-romano-ebraico-cristiano (GREC). Che cosa succede per un pensiero o una novità che viene da una cultura o civiltà diversa in un pensiero di base forte come quello europeo? Un assorbimento si digerisce Se viene reinterpretato. Questo è successo anche per l’insegnamento di Gesù. Tutto ciò prova che la libertà, L’uguaglianza, l’etica del riconoscimento E del rispetto reciproco non annulla la comunità, il gruppo, la nazione, il continente invece queste vengono arricchite e formate (cfr. Gutmann A. Cmunitarian critics of liberalism, Philosophy and Public affairs, 14, 3, 1985, pp. 308-322). Un altro fatto che scaturisce da tutto questo è che : nessuno dovrebbe pretendere di essere il salvatore del mondo e dei soggetti umani. Se qualcuno vuole un mondo condiviso con altri diversi, in uno sfondo costituito da un etica di riconoscimento e di rispetto della libertà, bisogna dare attenzione ai principi condivisibili, comprensioni e pratiche comuni universalmente valide. Questo esige un dialogo sincero, quindi, senza le strategie SPEC nascoste, senza le gerarchie di SPEC superiori e inferiori e senza le pretese di avere le verità in mano. In questo modo solo possiamo riformare in maniera adeguata e coerente dei concetti di comunità, nazione, continenti, e cultura. Così, le persone che appartengono a diverse culture, fedi, comunità lavoreranno per formare e arricchire un mondo comune.
È vero che noi non possiamo trattare un'unica civiltà per l’Asia meridionale perché nello sfondo del quadro vi è un mosaico di civiltà sulla base delle religioni e dei Darshana che hanno le partenze e i principi condivisi. Ma, la civiltà scaturita sulla terra di India ha contributo per le riformazione e modellazione delle altre culture nell’Asia meridionale. Come ben sappiamo che sulle rive del fiume Indo nascono le civiltà urbane perfettamente organizzate. Le ripetute invasioni di popolazioni indoeuropee (Arya), che provengono da Asia centrale introducano alcuni aspetti, religioso – spirituali, costumi e delle nuove conoscenze. D’altra parte Alessandro Magno aprii le porte direttamente alla cultura occidentale con gli scambi e dialoghi i nuovi arricchimenti alla civiltà nata in India. Le invasioni arabe e formazioni di alcuni regni musulmane influenzano e mantengono queste fino alle separazioni dall’India (Pakistan). In questo modo, possiamo affermare che alle radici della religione Hindu, sia lo sfondo inevitabile in parte determinato da Darshana che a sua volta non ha mai cambiato le sue radici fondamentali continentali. Dal punto di vista storico, ci sono diversi grandi periodi di sviluppo e ritorni ai fondamenti per esempio durante l’imperatore Ashoka tutta l’India divenne buddhista ma dopo le dispute per quanto concerne dei concetti come zero, Nirvana, samsara ecc. da parte di alcuni monaci buddhisti come Nagarjuna, Vasudeva ecc. il buddhismo Theravada si ritira in altri paesi come Sri Lanka, Myanmar e Thailandia. Nonostante queste avvenimenti fatali affermiamo con certezza che, tutti questi processi e procedimenti necessariamente si sono stati catalizzati da uno unico sfondo costituito da un “Darshana” e una spiritualità comune e non come i sistemi politici e strategici come accade esplicitamente in occidente nel corso della sua storia fino ai giorni nostri. Sono i cammini esistenziali di salvezza. Questo fattore è un comune che si condividono in tutti paesi dell’Asia meridionale.
Innanzitutto, possiamo sostenere che le terre dell’Asia meridionale stati favoriti a una vita diversa da tutte le altre parti del mondo proprio per la generosità della natura. Essa ha continuato sempre a produrre cibo in abbondanza dando più spazio all’uomo dell’Asia a pensare e produrre le nuove conoscenze allo scopo di conoscere la propria natura e d’intorno. Vale a dire il mondo non è mai stato un campo di battaglia per la sopravivenza, quindi, per il potere, per la ricchezza e per il dominio. Non dovevano nemmeno sfruttare la natura e delle forze del mondo naturale. Nell’Asia meridionale in questo modo scaturisce un pensiero che si impegna a scoprire un vivere proprio perfetto che non scontra con la natura ma si armonizza con essa. Le persone si sono impegnate alla ricerca della verità dell’esistenza. Le foreste e le montagne hanno provveduto il cibo necessario alle persone che contemplavano in solitudine; mentre la campagna e la città hanno sempre provveduto il cibo necessario agli uomini che si isolavano per la ricerca della verità. In questo modo possiamo dire che in Asia meridionale fino ai giorni nostri la sicurezza della vita, la ricchezza delle risorse naturali, maggior libertà dai pericoli e dai disagi, un distacco radicale dalle cure dell’esistenza e l’assenza dei disagi politici hanno favorito e stimolato la ricerca della verità e non la lotta per la sopravvivenza e alla trasformazione della natura. In questo modo possiamo verificare che dagli albori delle culture e civiltà dell’Asia meridionale in generale un grande ardore spirituale, le conoscenze profonde che diventano il “Darshana” (filosofia) ossia “vedere” il mondo. Tutto ciò diventa lo sfondo radicale e la catalisis della vita quotidiana. Vale a dire, tutte le culture dell’Asia meridionale hanno questo sfondo catalitico che a sua volta non nega mai l’amore all’intelletto e alla sua pratica. Non vi è un ceto sociale che impreca e disprezza queste nature, soprattutto perché, lo sfondo catalitico della vita e la gerarchia dei valori scaturiti dalle stesse nature che abbiamo detto.
In uno sfondo catalitico culturale e religioso noi non possiamo trovare la ricerca della verità distaccata dalla vita pratica o dalla pratica spirituale come un affare privato. La contemplazione non appartiene ad un ceto sociale che hanno tutto e poi non avendo altro da fare si sceglie o contemplare o fare politica ecc. invece è la natura di tutti. D’altra parte la teorica-pratica che difficilmente possiamo definire con il termine “filosofia” che a sua volta in occidente ha tentato sempre non sapendo cosa veramente, essa sia, rifugiarsi e avere sostegno in altre discipline come: politica, etica, teologia naturale o fondamentale, storia, sociologia, retorica, e oggi si tenta di essere ermeneutica o a ridursi al linguaggio e alla comunicazione, nell’Asia meridionale non si è ridotto mai a un'altra disciplina o ha cercato dei sostegni dalle altre discipline, invece essa si è collocata sulla base del pensiero di qualsiasi tipo. Senza questa capacità di “vedere” uno non può imparare nulla. Vale a dire nel pensiero dell’Asia meridionale noi abbiamo le altre discipline che si ispirano a quest’arte del “vedere” (Darshana) e si appoggiano a lei per essere sicuri. Essa è la scienza fondamentale che guida tutto il resto. Come dice Kautilya che : «la lampada di tutte le scienze, il mezzo per effettuare tutte le opere, e il sostegno di tutti i doveri» è “Darshana” (cfr. BhagavadGita, X 32). Kautilya scrisse un trattato sulla’economia (arthashàstra) politica che non si è mai distaccata né da “Darshana” né dalla spiritualità. Ma ha reso evidente la responsabilità sociale e etico-morale dell’economia e della politica per “Darshana ” e per la spiritualità.
In Asia meridionale vi è questa convinzione radicale che “Darshana” sia l’unico modo umano possibile che fa da catalisis e catalizzatore per comprendere il mondo, universo e vita. come noi sappiamo ogni cultura, nazione e civiltà ha la propria mentalità, una visione del mondo e un orientamento intellettuale. L’Asia del sud, nonostante le esperienze vissute sotto le vicende negative politiche europeo e le sue derivate lotte e le guerre civili (che ancora continuano) essa conserva la sua identità originale. Nelle grande città noi possiamo verificare interrelazione tra la modernità e la tradizione in vista di sviluppo a livello SPEC e verso “Darshana” e la spiritualità. I popoli mantengono radicalmente le proprie radici tradizionali e quelli SPEC insieme i tratti psicologici che costituiscono le loro peculiari eredità. Questa libertà lei manterrà sempre. Per esempio, nello Sri Lanka noi possiamo vedere un popolo che mantiene una formazione altamente qualificata dalle scienze sperimentali ma essa non oltre passa o sotto valuta la propria cultura invece mantiene i principi fondamentali del suo “Darshana” e spiritualità di Buddhista Theravada. Come abbiamo detto che la teoria e pratica nel pensiero dell’Asia meridionale non sono due estremi distaccati, ma sono intrecciati in parte in maniera complementare e d’altra parte radicalmente sono uniti nel “Darshana”. Ogni pensiero è percepito dal cuore umano affretta a viverlo.
Le religioni e le culture in Asia, in generale non sono organizzate secondo una strategia politica alla maniera delle chiese cristiane. Così per qualcuno che ha la mentalità di una religione organizzata può sembrare che le religioni dell’Asia siano frammentarie e discontinue. In questo modo, non si potrebbero comprendere con un quadro panoramico completo. Proprio per quest’aspetto ciò che è accaduto in Europa con l’illuminismo non è accaduto in Asia. Innanzitutto la religione non è mescolata con la politica e l’esercizio del potere e il denaro. Invece la politica necessariamente legata alla religione almeno sul piano pratico, essa tende a chiedere i consigli, pareri e l’approvazione dalle autorità religiose. Questi ultimi, sono necessariamente devono benedire, consigliare e criticare senza parzialità. I fedeli sono attenti a questi fatti e le autorità religiose dovranno agire con responsabilità. In altre parole, la politica può cambiare, ma la religione e la cultura rimangono al centro dell’esistenza del popolo.
La filosofia politica dell’Asia è centrata sulla liberazione spirituale del sé, sull’etica e morale e leadership. La politica non è tanto concentrato sull’esercizio del potere per governare ma definire la responsabilità sociale e etico – morale (cosa uno può fare, non fare e salvaguardare questa vita). vale a dire, la filosofia politica dell’Asia meridionale in generale non si preoccupa molto dell’economia o del benessere ma del “Dharma”, vale a dire sulla virtù e la liberazione e raggiungere il “Nirvana”. Invece la filosofia politica occidentale è legata all’esercizio del potere e la relazione tra lo stato e l’individuo.
CONTINUA

Thursday, 17 September 2009

VITA E VITALISMO


PHOTO: BY ARJTF

AJITH ROHAN J.T.F.


INDICE

Le tracce di una possibile nascita della filosofia della vita, possiamo trovare, nel primo romanticismo tedesco, messo in evidenza nei circoli di Jena (1776) e di Berlino. Questi pensatori, sono stati mossi per trovare le soluzioni alle relazioni eterogenee tra: infinito e finito, uomo e mondo, immaginazione e ragione. Alla base di queste domande filosofiche c’è la fede Cristiana. È un modo di ridar la vita al pensiero di Immanuel Kant (1724 - 1804), attraverso il pensiero di Fichte (1764 - 1814). Come sappiamo, per Kant, nell’immaginazione, ci sono gli incontri tra spirito e natura, e, coscienza e inconscio. Questo processo per Fichte poi diventa, la creatività spontanea e originaria. Da questo pensiero il poeta Novalis (1772-1801) ricava un «io trascendentale» che è connesso con l’universo. Vale a dire, «l’io trascendentale», per Novalis, è l’unità che opera sia in uomo che nell’universo. Nell’uomo questa forza opera nell’immaginazione conscia (spirito) e inconscia (natura). Secondo Novalis questo principio di vita si esprime tramite l’arte e la poesia. La scuola di Jena, in questo modo individua la forza dell’immaginazione come il luogo, dove agisce, incontra la forza universale ossia la vita, poi si esprime nella creatività spontanea e originaria umana. Questo nella scuola di Berlino, ove si sopravvaluta la religione, diventa il sentimento umano dell’infinito e del tutto. Schleiermacher è il pensatore che a sua volta ha dato l’avvio a una nuova ermeneutica, ha individuato diversamente da Kant, nella natura, una “storicità rivelativa”. In questo sfondo su cui, secondo Schleiermacher, agisce quel sentimento umano dell’infinito e del tutto. Schlegel F., nelle sue quindici lezioni del 1827, afferma le sue convinzioni sulle azioni dell’infinito sul finito. In questo modo, il romanticismo ha concentrato sul problema d’individuazione, del principio vitale che mette in un incontro attivo tra infinito e finito.
La vita dinamica
Nietzsche e Schopenhauer sono i due filosofi che hanno messo il peso sull’importanza del carattere attivo della vita, diversamente a coloro che hanno sostenuto il suo carattere statico. Lo hanno dimostrato secondo le loro convinzioni incanalate in diversi metodi; per esempio, Schopenhauer, ha usato i caratteri espressivi negativi della vita sul piano morale, come la volontà irrazionale e il carattere cieco e insensato della vita. Nietzsche secondo la sua visione del mondo, innanzitutto rifiuta il carattere statico della vita che a sua volta stabilisce la certezza universale. Questo rifiuto deriva dall’analisi, delle culture che hanno perso il contatto attivo con la vita, che ritengono giusto la natura statica e stabile universalmente. La vita è il rapporto tra la crescita e i valori. Questa forza si esprime nelle forme irrigidite della crescita. In questo sistema di Nietzsche, non c’è lo spazio per gli elementi darwiniani di conservazione e adattabilità. Tutti questi pensatori insieme anche O. Spengler, hanno trattato la vita dinamica e non qualcosa di statica. Da questo punto di vista hanno visto la civiltà Occidentale che ha perso la vitalità, quindi, essa, è decaduta.
La vita della ragione storica
Mentre ci sono alcuni filosofi di questa epoca, come Unamuno e Gasset, che hanno reso evidente la vitalità della ragione come la soluzione per la crisi individuata da altri filosofi sopraindicati. In questa maniera, hanno mostrato un nuovo modo del divenire della vita, quindi, nella ragione biologica. Wilhelm Dilthey, ha reso evidente la storicità della vita. Secondo Dilthey, la vita non è biologica o metafisica, invece essa è l’orizzonte perfezionabile di ciascun’epoca storica. D’altra parte il Lebenswelt di Husserl mette in rilievo uno strato, ossia un sorgente che sostiene e che nutre l’esistenza a livello intellettuale. E’A questo strato che l’intelletto umano si rivolge, alla comprensione della novità , a livello delle categorie e astrazioni scientifiche. Simmel G., riportando le idee di Dilthey, rende evidente l’essenza della vita come un processo di manifestazione. L’uomo, nella sua capacità di andare oltre (trascendere) delle forme storiche, riconosce le manifestazioni della vita, nel finito. Proprio per la natura temporale, la forma non riesce ad esprimere nella sua completa dinamica della vita in modo esauriente. Da questo ragionamento Simmel rende evidente la natura inafferrabilile della vita e che a sua volta vuol essere «più che vita»; vale a dire, questo ragionamento funziona come una risposta a Nietzsche: «più vita». La concezione di Simmel va oltre la natura del concetto di semplice essere. Cioè, abbiamo le storie che per sé sono inadeguate, proprio per questa ragione di Simmel.
Henri Bergson con Maurice Blondel ha riconosciuto «l’ascolto alla coscienza» come il metodo proprio della filosofia. In questo modo hanno reso in evidenza l’irriducibilità della filosofia alle scienze sperimentali. La coscienza e la libertà sono le caratteristiche umane da difendere. Bergson in modo particolare ha scoperto un concetto particolare, criticando e mettendo in rilievo i limiti delle scienze sperimentali come i luoghi che non tengono conto della dinamicità della vita psichica, invece si limitano solo alla materia fenomenica e alle loro riproduzioni in maniera ripetitiva. Secondo Bergson, v’è un «slancio vitale», un impulso formativo ed evolutivo che fa lo sfondo della realtà fenomenica. Questo slancio vitale non si esaurisce nei singoli fenomeni, ma introduce una somma possibile d’indeterminazioni e di libertà, dando la possibilità creativa. Esso d’altra parte è unica, indivisibile, ha un modo di procedere divergente, discontinuo, e si sviluppa per scissioni.
Questo è un insieme di dottrine che rendono evidente l’irriducibilità dei fenomeni viventi, alle teorie meccaniche e alla dinamica puramente fisico-chimica del mondo in organico. Nell’antichità c’è il pensiero biologico di Aristotele che si può considerare di tipo Ilemorfistico. In questo pensiero le funzioni vitali sono intrinseche alle forme viventi e alla natura. Le dottrine vitalistiche, cominciando dal diciottesimo secolo, definiscono il principio vitale, come il principio di forza e della forma che agisce come causa finale. Il pensiero vitalistico essendo nato nello sfondo moderno, non poteva uscire dall’atteggiamento di conciliarsi con il pensiero dominante che aveva l’autorità interpretativa attribuita dal consenso dello SPEC occidentale. In questo modo, vitalismo si allontana dal pensiero aristotelico che si identifica la vita con l’anima, quindi, come anche il principio animatore spirituale. Per vitalismo in modo particolare, per P. J. Barthez (1734-1806), la vita è una forza inconsapevole che agisce a livello molecolare. Ma gli autori di questA corrente di pensiero come, L. Buffon, C. Bernard, J. Reinke, H. Driesch, J. J. Von Uexküll, H. Bergson affermano che la vita non è riducibile alle sole scienze sperimentali e con i termini naturali positivi.
Agli albori del pensiero occidentale, la vita era considerata come l’anima. Quest’ultima era il centro dell’essere, quindi, era nel cuore. Lo pneuma era la scintilla della vita che abitava nel cuore.In Aristotele l’anima, lo pneuma e la vita sono identici. Dopo il medioevo la vita diventava Dio dei cristiani, grazie alla filosofia aristotelica studiata tramite i testi tradotti dai pensatori arabi in occidente. Nel periodo che «rivaluta il pensiero umano», i pensatori hanno scoperto il valore della vita dei soggetti umani, quando hanno visto i riduzionismi da parte delle scienze sperimentali. Vitalismo nasce come la reazione contro l’intellettualismo e il positivismo. Ora, con enormi successi della genetica e della tecnologia, che valore ha la vita? Cosa noi sappiamo della vita? Cosa noi sappiamo dell’uomo? Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo? Cos’è la morte? Sono ancora i problemi irrisolti (non teniamo conto delle promesse e delle spiegazioni delle religioni ai loro seguaci, un paradiso e un inferno o qualcosa di simile). Allora, noi ora riprendiamo queste domande dal punto di vista filosofico, tenendo presente tutto l’arco del tempo che trascorso gli esseri umani in questo mondo nelle diverse SPEC.
(continua)