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Towards a Complementary Humanism - save humanism and human world - by Ajith Rohan J.T.F.

  Common Objective – "Save humanity and the human world." By "human world," we refer to the "man-made world...

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Wednesday, 16 September 2009

VITA E SALUTE (01)


UOMO IN QUANTO UOMO - by ARJTF

Ajith Rohan J.T.F.


Vita e salute. 1

La salute e l’uomo in quanto uomo. 1

La salute e lo SPEC.. 1

La salute e il nostro tempo. 1

La salute dell’uomo in quanto uomo. 2

Il ruolo della politica e dell’economia riguardo alla salute. 2

La salute e l’uomo in quanto uomo

Vita e salute sono due dimensioni costitutive dell’esistenza sulla terra, inevitabilmente complementari. Per quanto riguarda la salute degli esseri umani, non si limita alla pura corporeità ma va oltre la fisicità, quindi, si completa con la psiche e la relazione sociale. In altre parole, la salute è il benessere adeguato del soggetto a livello «psico-fisico e sociale». Da questa definizione possiamo comprendere che la salute non si è limitata al corpo, ma si è estesa verso i livelli atomici che sono e che un tempo furano trascurati dalla scienza sperimentale. Ciò vuol dire, la dimensione della salute abbraccia, l’uomo in quanto uomo e non le parti.

La salute e lo SPEC

Oggi sappiamo evidentemente che qualsiasi persona umana nasce all’interno di uno SPEC (socio-politico-economico-culturale). Come abbiamo reso evidente in questo blog, che un essere diventa una persona con un’identità a livello psico-fisico e sociale, grazie allo SPEC. Abbiamo inoltre detto che uno SPEC è il punto di partenza e non quello d’arrivo. Questo fatto evidenzia la gravità della responsabilità da parte di un sistema SPEC verso un individuo: uno SPEC non si forma da un giorno o da qualche anno, per la sua formazione ha bisogno centinaia e migliaia di anni. Esso nasce dall’idea di avere una società, ove regna la pace tra i membri che condividono i valori, le norme e le leggi dello SPEC nella loro vita quotidiana. Le garanzie dovute verso un soggetto sono vale quanto alla comunità. “Non dovrebbe mai” essere trascurato o sottovalutato, come intendevano Hegel e poi quelle politiche assurde nate dalla sua filosofia: destra e sinistra. Cioè, questi ritengono il principio provinciale di sacrificare l’individuo al gruppo come lo sfondo della giustizia. Quindi, la salute di un soggetto è uno dei risultati di un buon funzionamento di uno SPEC. I soggetti che vivono bene, si condividono tutti i beni materiali e non materiali (scaturiscono dai valori condivisi universali e provinciali) nella giustizia e nel rispetto. Ciò vuol dire che la salute è la dimensione che non si può raggiungere una volta per tutte, invece, bisogna ricercarla nella vita quotidiana, e ha bisogno di essere mantenuta e curata giorno per giorno. La salute è un impegno sociale; perché, se un membro della società è malato, è un problema della società in tutti gli effetti, a parte tutti i dolori psico-fisici di un soggetto per la determinazione esistenziale devono patire dalla sua singolarità.

La salute e il nostro tempo

Gli antenati di ciascun SPEC particolare, in base alle proprie esperienze relative all’ambiente, hanno creato e formulato risposte adeguate e coerente alle domande per vivere, evitando i pericoli e il male dalla vita quotidiana e futura, nelle forme delle norme, e le leggi per essere eseguite dai membri. In ultima analisi, diventano abitudini, immagini e pensieri autonomi dei membri di uno SPEC, tramite la formazione. Inoltre, ci sono alcune realtà che si ripetano nell’esistenza: nascita, crescita, corruzione e morte. Ci sono altre realtà innate e congenite ma deliberabili dal soggetto o dai costumi di uno SPEC: matrimonio, procreazione e le attività legate in modo positivo e negativo a queste due scelte. D’altra parte le attività sessuali sono presenti con tutta la loro forza dinamica di ciascun soggetto sino alla fine dell’arco della vita, esprimendosi in vari modi, alle volte non individuabili. Sappiamo inoltre, che, un soggetto umano, nella sua esistenza quotidiana, si esprime con un insieme di abitudini. Così, un uomo, che, noi vediamo, è un insieme di abitudini, immagini del piacere e del dispiacere nascoste nel profondo dell’essere. Tanto è vero che la maggior parte delle decisioni e degli atti di un soggetto sono scaturiti e decisi liberamente dalla consapevolezza del soggetto, vale a dire dalle abitudini, dalle immagini e dai pensieri che scaturiscono in ogni frazione di secondo (alcuni sono individuabili e altri no) autonomamente. Per questo i grandi pensatori hanno detto spesso che l’uomo non vive ma sogna o può essere “automa” come ha detto Cartesio. Questi tipi di esseri umani, sono stati neutralizzati dalle abitudini, dalle immagini e dai pensieri che scaturiscono ogni frazione di secondo, autonomamente. Questi comandi possono essere “individuabili e non”, come già abbiamo detto. Non individuabile, secondo il nostro avviso, significa che supera la nostra velocità di captare gli avvenimenti e gli accadimenti continui all’interno di un cervello.

La salute dell’uomo in quanto uomo

Questo stato dinamico non consiste chiaramente solo nello sviluppo economico e politico. Questo è evidente dopo quasi tre mila anni di storia umana. Oggi purtroppo noi sentiamo ogni giorno ciò che un tempo era impossibile immaginare o sentivamo rarissimamente come un caso isolato che mette tutto uno SPEC in shock: abusare i propri figli; i genitori vengono uccisi brutalmente dai figli e/o i figli vengono uccisi, le donne e le persone diverse sono sempre maltrattate, e così via. La maggior parte delle malattie oggi scaturisce da una mente malata e non da un corpo. Ci sono i malati di depressioni, fobie, manie depressive psicosi, schizofrenia, conversione isterica e fobica, melanconia, paranoia, ossessioni, insonnia, cleptomania e così via; purtroppo la così detta scienza esatta o le religioni che pretendono di avere le verità in mano, oggi non trovano le risposte a queste esigenze reali. Perché la scienza pretende solo dalla materia fenomenica che appare e non sa null’altro. Precisiamo che noi non stiamo favorendo nessuna delle religioni del mondo. Per noi queste, le religioni, sono gli elementi che fanno parte degli SPEC e basta. I responsabili delle religioni del mondo, ormai hanno dimostrato coi fatti cosa sono veramente (un es. benedire e favorire le guerre del mondo). In questa sede noi le trattiamo come gli elementi degli SPEC. Hanno le funzionalità importante per formare i propri membri degli SPEC, purtroppo loro non sono capaci di oltrepassare i confini degli SPEC e rimangono intrappolate. Noi inoltre rifiutiamo chiaramente la formazione delle nuove religioni, tra l’altro oggi non avrebbe alcun senso. Invece eseguire le discussioni e le ricerche per trovare qualche via di uscita possibile e plausibile, da questi SPEC malati, è molto importante. Così solo, secondo noi, possiamo conservare la vita su questa terra. Qualsiasi soluzione creata bisognerebbe che avesse come sfondo l’etica dei valori universali. Questo è un fattore evidente e necessario. Altrimenti le risposte saranno fallite e gli SPEC diventeranno più malati e andranno verso un suicidio con gli sperimenti su uranio e su plutonio.

Il ruolo della politica e dell’economia riguardo alla salute.

Sappiamo bene il ruolo della politica e della diplomazia sul piano esistenziale. È vero che Machiavelli ha sempre ragione,anzi, lui vive più oggi che mai. Le guerre continuano e altrettanto vediamo i mediatori di pace che portano gli elementi di accelerazioni e l’aumento delle scontri e ci sono i piani di pace avviati dalle spese pubbliche mondiali che falliscono continuamente (tranne in Sri Lanka, che hanno vinto la battaglia contro i terroristi e mediatori di “pace-guerra” internazionale). Nonostante tutto noi sentiamo i politici che predicano, ricordandoci Machiavelli, e i responsabili delle religioni che dichiarano le guerre con il loro orgoglio di avere il Dio vero con loro e di essere padroni della Verità. È vero che il mondo è pieno di pazzi che sono pronti a far male in qualsiasi momento. Ci sono gli innocenti che hanno bisogno della sicurezza. Su questo piano noi siamo più che d’accordo con qualsiasi sistema SPEC che pretende di far bene. Allo stesso tempo mettiamo in evidenza Il fatto che la salute dell’essere umano non è legata strettamente allo SPEC, in modo specifico la politica e l’economia sono legate alla salute dell’essere umano più delle altre a livello quotidiano. Ora noi abbiamo bisogno di uno stile (o più) di vita diversa da ciò che stiamo vivendo, che a sua volta (a loro volta) rispettano tutti gli esseri umani.

(continua)

Saturday, 13 June 2009

La Possibilità della verità (01)

La Possibilità della verità (01)


Castello di Quero, Acquarello, by: Ajith Rohan - 1998

Su questo tema abbiamo progettato di scrivere una serie di articoli dal punto di vista filosofico. Vi chiediamo con tutto il rispetto di leggere con l’ottica critica e di individuare i punti incoerenti e inadeguati al problema poi generosamente farci sapere le vostre idee.
Premessa
La verità è un problema nato con l’uomo “soggetto” ed “individuo”. Innanzitutto e soprattutto, l’uomo non sa chi sia lui/lei esattamente, e non è capace di dare una definizione esauriente di se stesso. Ha la certezza e, allo stesso tempo, ha i dubbi su tutto intero il proprio essere. Sappiamo, secondo le creatività del campo biologico, che gli esseri umani sono tutti uguali, fatta eccezione delle capacità intellettuali e fisiche che a loro volta sono modifiche dello stesso DNA e non hanno nulla di particolare che un qualsiasi uomo non possa avere. Il fatto è questo: senza conoscere l’uomo come è possibile conoscere la verità? Vale a dire, se l’uomo deve conoscere, come conosce? Cosa conosce? Quale è la validità della sua conoscenza? Quando conosce cosa fa e cosa succede in lui/lei? Se queste domande fondamentali sono valide, dobbiamo formulare un'altra domanda: conoscere è comprendere la capacità umana di comprendere e quindi comprendere il nostro comprendere? Nonostante tutto ciò, ci sono diverse verità. Ci sono anche diverse unità della verità considerata come Assoluta. All’interno di uno sfondo catalitico di un’unità Assoluta della verità, ci sono poi diverse altre verità e convinzioni diverse. Tra queste tutte verità Assolute ed altre verità, forse ci sono alcune caratteristiche che si possono rendere evidenti; come per esempio la regola d’oro. Intanto, continua il dubbio e continua la tentazione di fare affermazioni sulle “Verità” assolute. D’altra parte, non sappiamo qual è la relazione tra le verità e, le Verità e l’uomo, perché anche noi pensiamo di aver “scoperto” delle verità Assolute, viviamo sempre dimenticandole proprio come se non avessimo nulla del genere, dando spazio solo al potere, alla prepotenza, all’istinto, al dominio dell’altro, alla guerra, alla produzione degli armi di massa ecc. Se è così, qual è la possibilità della verità nella nostra vita?

introduzione

Tutti gli esseri umani cercano o sperano, relativamente o universalmente, la coerenza tra i fatti. Questa ricerca e/o speranza potrebbe essere fondata su una definizione della verità, ma è anche altrettanto possibile non avere una definizione precisa, chiara e distinta (come sperano tutti). La verità sul piano collettivo è pericolosa. Innanzitutto, la verità in questo contesto diventa giustizia e pace, che, a loro volta, sono legate in modo complementare all’ingiustizia e alla guerra. L’istinto collettivo esige dall’individuo il sacrificio del proprio sé, cioè, dei piaceri, dispiaceri, volontà, amori, libertà e perfino della propria vita. Quindi, non si può amare liberamente chi si vuole perché, se chi si ama è un “fuori legge collettivo”, bisogna tradirlo e consegnarlo alla giustizia. In questo modo, grazie a questa verità, ossia alla giustizia collettiva, tra noi c’è sempre diffidenza, dolore, ansia, sofferenza e dispiacere di vivere. Nonostante tutto, bisogna rendere evidente un principio universale, prima di procedere nel discorso: senza la presenza dell’uomo il problema della verità o delle verità non esiste. Lui/lei è il centro di tutto ciò che sta intorno. Qualsiasi singolo concetto che si “assorbe”, si “riduce”, ossia fa da piattaforma o da sfondo, per le “creatività” dei soggetti, diventa il “movente” o la dimensione nascosta o il cannocchiale dell’interpretazione. Senza la presenza dell’uomo, noi non sappiamo nulla; per dirlo, io devo essere un uomo altrimenti nulla posso dire.
Detto questo, ora individuiamo alcuni piani rispetto a cui uno spera o cerca la verità: un primo livello è nella vita, nei fatti quotidiani, all’interno dei domini socio-politico e culturali, e/o a livello internazionale; un altro livello è quello spirituale e infine a livello filosofico. Quest’ultimo, a sua volta, abbraccia l'uomo in quanto uomo e la natura in quanto natura, vale a dire, la filosofia non esclude nulla. Ora, dobbiamo affermare anticipatamente che, se a livello socio-politico e culturale l’uomo viene soddisfatto alla più alta percentuale possibile (supponiamo che la possibilità della corruzione sia zero) il bisogno della verità, ossia della giustizia e della pace, il livello spirituale, naturalmente non dovrebbe presentare problemi[1]. Il primo livello è legato al cuore dell’esistenza, quindi, riguarda esplicitamente i diritti di tutti gli esseri umani (se dobbiamo discutere sul serio dei diritti umani) e non solo di quelli di alcune collettività[2]. Come sappiamo tutti, i fondatori delle religioni hanno rispettato l’uomo e i suoi diritti; per esempio nella religione cattolica, Gesù, il figlio di Dio, ha dato da mangiare moltiplicando i pesci e il pane. L’altro fatto più importante della religione Cattolica è questa: il rispetto della libertà dell’uomo. Questo si può verificare sia nell’Antico Testamento (per. Es. dopo che ha “peccato” liberamente, “Dio” non distrugge la sua creatura, ma le chiede di assumere la responsabilità dell’atto compiuto e poi, “Egli” non la lascia senza aiuto, e promette di inviare un “Salvatore”) che Nel Nuovo Testamento (Gesù sempre chiede cosa si desidera da Lui, dalla persona che sta di fronte, prima di agire con la propria percezione “divina”; questo “agire” può riguardare la guarigione da una malattia, o dare da mangiare ecc. Egli non esita a rispettare la volontà del soggetto umano. Non ha preteso, usando la sua appartenenza a un “Dio”, di violare la libertà del soggetto umano). Nella religione Buddhista, il Buddha, prima di insegnare, dava da mangiare affermando che lo stomaco vuoto non regge gli insegnamenti. Se è così, senza il rispetto dei soggetti umani che hanno nome e cognome, all’interno dei domini socio-politico-economici e culturali, qualsiasi verità è impossibile. Invece vi sarà sempre un caos che nasconde la realizzazione dei bisogni di un'elite. Cioè, a chi dice: soffrite! Perché è vostro il regno di “Dio”, io farei la domanda: dove sta questo regno e quando si può raggiungerlo? Poiché ho rivolto molte volte questa domanda, posso dire che la risposta solita è: dopo la morte, voi sofferenti (sciocchi ?) avrete tutto. Allora, se è così, coloro che godono e ci fanno soffrire in questo mondo non lo riceveranno? Se questo è vero, come mai, questi ambiziosi che dominano e sfruttano i propri simili in questo mondo pur di avere il potere e il dominio, non pensano a quel “regno di Dio”? È ridicolo, assurdo, contraddittorio alle loro teorie dell’uomo e va contro i cosiddetti diritti umani. Figuriamoci il rispetto per un “Dio” che non si vede, maa cui si  deve credere. Anzi, per la religione cattolica e per i cristiani, Gesù ha detto chiaramente di amare i fratelli come se stesso, perché Egli è nell’uomo, anzi, nei singoli uomini. Se tali sono circostanze in generale, quale verità è possibile?
Partendo dal soggetto umano, a una collettività di diverse grandezze, si pretende di possedere la verità, o si pensa di aver fondato i modi di vivere e di relazionarsi con il sé e con gli altri e con la natura, sulla verità. Ogni popolo confessa di avere la “Verità”. Dimostrano in oltre i legami soprannaturali all’inizio di questi popoli. Ora la domanda giusta sarebbe questa: è possibile una sola Verità? Se è positiva la risposta, è possibile che questa verità unica si rappresenti in modi diversi, nelle diverse parti del mondo poiché ha dato l’avvio alle varie socio-politiche-economico e culturali? Se anche qui la risposta è positiva, non è assurdo pensare un mondo uniforme, per esempio: che esista un’unica lingua, un unica religione, un governo solo, un sistema socio-politico culturale ecc.? Forse queste sono tutte forme di egemonia, di dominazione, di sfruttamento? Cioè, sono solo metodi efficaci, (salvo la diversità naturale proprio perché impossibile cambiare la natura fenomenica) attraverso cui qualcuno può arrivare all’uniformità, sottomettendo e intimidendo la cultura di coloro che non riescono a correre alla velocità della “Ferrari” con una carrozza rotta. In questo modo, è evidente che un sistema socio-politico-economico e culturale non capitalistico del cosiddetto terzo mondo, è soggetto a stati di conflitto interni ed esterni. Altrettanto evidente che questi conflitti sono scaturiti, nutriti e mantenuti da parte della forza socio-politico-economico e culturale occidentale (cfr. il mio articolo su questo blog: dialogo è la sinergia della vita), in vista di profitto e di diventare i capi del mondo intero anche spiritualmente sostituendo il concetto di Dio (monoteista) con il proprio potere, assumendo, innanzitutto e soprattutto la forza interpretativa[3]. Basta fare una ricerca sul come lo Sri Lanka ha vinto la battaglia contro il terrorismo.
Sembra che lo sfondo delle strutture socio-politico-economico-culturali siano basate sui miti che nascondono la verità o le verità agli esseri umani. È possibile affermare che le strutture che riguardano le verità della vita quotidiana dell’uomo non possiedano le verità, ma sono solo i prodotti interpretativi di chi ha il potere come abbiamo già discusso[4]? Se è così, è possibile affermare che la narrazione dei miti si basa su bugie e falsità, ma logicamente e tecnicamente funziona nelle situazioni socio-politico-economiche e culturali in vista di avere il potere e il dominio sugli altri (come scrive Hesse nella storia di “Kubu” il giovane che rifletteva tutto ciò che ha detto il “Mata Dalam” sacerdote che odiava il sole, per avere il dominio su tutti[5])?
Un’altra domanda fondamentale per noi è stata sempre questa: è possibile indicare le vie, i metodi di ricerca, le norme, le leggi per la ricerca della verità? Bisogna precisare brevemente cosa ora intendiamo per verità. Come abbiamo già detto sopra, la verità espressa nella vita quotidiana e quella spirituale sono forse due sfere di un’unica realtà, ma è sempre possibile trattarle separatamente grazie alla capacità “dialettica” dell’uomo. Ci sono poi anche le verità scientifiche (anche se non sono così precise o eternamente valide come ha dimostrato Thomas Kuhn nella sua opera: Structure of scientific revolution) che a loro volta rivendicano il diritto di autonomia nel predicare le verità “create”, modificando la materia all’interno delle situazioni socio-politico-economiche culturali. Queste verità scientifiche prendono inevitabilmente la forma della cultura in cui sono state create.
Infine, ci sono le verità religiose che a loro volta diventano dogmi, verità di fede. Questi sembra che non richiedano una logica, in quanto pretendono puramente un’accettazione di natura passiva da parte del credente. È vero che anche questo può essere una logica; cioè, le religioni presentano i metodi di pregare, per riflettere, come credere, come avvicinarsi alle verità di fede. In questo modo, anche questa diventa una logica basata sulla fede religiosa e, diventa un metodo, una via, che per noi è impossibile. Perché impossibile? La risposta richiede lunghe spiegazioni, ma limitiamo ad un fatto che, pretende, di essere empirico, anche se non sappiamo, come collocarla, quindi, quella quantistica. È vero che uno non può pretendere di provare delle affermazioni religiose, che riguardano la fede, con gli esempi empirici o scientifici. In modo adamantino, la nostra intenzione in questo caso non è provare o negare le verità religiose, ma solo verificare l’importanza del soggetto umano nel conoscere i fatti spirituali o soprannaturali che scaturiscono almeno in parte nell’intelletto (il resto non discutiamo in questa sede). Dunque, se dopo la caduta del muro tra il soggetto ed l’oggetto cartesiano, senza l’uomo (soggetto) le verità di qualsiasi genere non esistono; possiamo ritenere che, qualsiasi verità viene creata da un soggetto o creata da una collettività dei soggetti (per es. oggi vi è una comunità scientifica molto potente) . Nella quantistica, tra soggetto ed oggetto non vi è una distanza, quindi, il soggetto in modo diretto interviene sull’oggetto, prima nell’osservazione poi nell’interpretazione. Di conseguenza, non è più un oggetto puro ma è “un manipolato” (in senso positivo o negativo sempre è una collocazione in una situazione[6]). Se è così, le verità di qualsiasi genere, sono create all’interno delle situazioni socio-politico-economiche e culturali. Tutto ciò afferma che la verità, o le verità non possono scaturire dai metodi o dalle vie create da qualcuno. Così sembra che la verità, se la consideriamo come un’unità, non può essere istituzionalizzata. Se è così, nessuno è proprietario della verità? Nessuno può sapere la verità in modo esauriente? Allora, la verità è un campo di ricerca aperta, senza vie, metodi, istituzioni, organizzazioni?
Una conclusione sarebbe questa: l’uomo dovrebbe essere libero da questi ostacoli per raggiungere la verità (cfr. il nostro articolo su questo blog: Dialettica e libertà). Un altro fatto sarebbe la natura relazionale dell’uomo; quindi, nella “logica del riconoscimento”. In questo modo congenito, l’uomo comincia a riconoscere, prima se stesso poi comincia a narrare in modo autentico ciò che ha compreso. Forse, lì c’è la verità? Una cosa è certa, quando uno comincia a narrare, attirando l’attenzione degli spettatori o/e ascoltatori, ha nelle sue mani il potere e il controllo delle menti e dell’immaginazione (senza tener conto quanto è la lunghezza del tempo dell’influenza ecc). Se è così, allora, di quale verità noi stiamo parlando, sperando, dipendendo e difendendo alle volte anche fanaticamente?


[1] Quest’affermazione sembrerebbe alla prima vista, una fatta senza riflettere e senza tener conto altri fattori relativi; invece, se a livello fondamentale esistenziale, quindi, nella vita quotidiana, l’uomo è soddisfatto, solo, in quell’istante può scaturire una sorgente pacifica verso a un livello spirituale. Altrimenti, uno/una deve lottare per la propria sopravvivenza. E lì ci troviamo troppi aggettivi che forniscono all’uomo comune, i motivi per cui sacrificarsi la propria vita e sopportare tutti i disagi, i dolori; per esempio, martire, eroe, cavaliere, patriota ecc.
[2] L’assurdità della politica dei paesi che discutano e poi pretendono a promuovere i diritti umani sarebbe questo: proprio non riuscire a liberarsi dalle proprie paure, pregiudizi in senso negativo, e in modo particolare non avere la volontà di rispetto alla libertà e alla giustizia proprio perché sono dominate dai desideri primitivi dell’esistenza, quindi, dalla volontà di dominio. I diritti, teoricamente, pretendono di essere tutti gli esseri umani (anche se noi siamo convinti che i concetti astratti di questo genere non dicano in concreto nulla e solo “flatus vocis”), ma in realtà maggior parte degli esseri viventi che vivono nei diversi parti del mondo, non sanno nulla di questi diritti, eppure anche loro vivono relativamente alle loro convinzioni della vita e socio-politico-economico e culturale. Cosa che non funziona? Quali sono i veri problemi? Dove siamo sbagliati? Bisogna discutere, approfondire e dialogare sinceramente.
[3] «I modelli linguistici, la scelta delle parole, le espressioni e i gesti vengono plasmati in un sistema semiotico manipolato da politici, da leader religiosi, e da capi giuridici per creare i miti che servono a consolidare la struttura di potere [Questo metodo funziona in modo efficace, perché, come sostiene Roland Barthes]: Il compito del mito è quello di svuotare la realtà: [cioè] una percettibile assenza delle cose». Zipes Jack, Speaking out. Storytelling and creative Drama for children, trad. Ita., Edizioni conoscenza, Roma 2008, pp. 24-25.
[4] Cfr. Hermann Hesse, Der Waldmensch, Trans. Eng. Bantam, New York 1995, p. 190.
[5] Cfr. Hermann Hesse, Der Waldmensch, Trans. Eng. Bantam, New York 1995.
[6] Come abbiamo trattato nella nostra tesi di dottorato, la complementarietà tra la retorica ed ermeneutica è evidente in qualsiasi verità umana.

WATER - Man, The Narrator. The protagonist of the Auto-biographical story.

WATER - Man, The Narrator. The protagonist of the Auto-biographical story.
"No man, therefore No world". Man is the creator of his world within that so-called "natural world".